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  I MIEI LIBRI - IL CANE CON LA CRAVATTA - Recensioni
  Presentazione del Prof. Giorgio Luti             

PRESENTAZIONE DEL PROF. GIORGIO LUTI
AL TEATRO NICCOLINI DI SAN CASCIANO VAL DI PESA DEL FEBBRAIO 2000

Il cane con la cravatta è un libro complesso, non lineare, insolito nel quadro della narrativa odierna; un libro che si avvale di più possibilità di lettura e d’interpretazione. Non c’è una possibilità univoca che possa darci atto in sé della realtà di questo libro che si muove su più piani che cercherò di dimostrare. E’ un libro non fuori tempo ma proprio inserito con molta forza nel tempo di oggi nel tempo presente anche se i fatti gli eventi che racconta fondano nel passato; però la consistenza così problematica che ci viene offrendo lo rende di forte attualità, di forte impegno attuale: è un libro che impegna il lettore, specialmente un lettore che voglia darne conto, a chi vuole dare un’interpretazione del testo e si trova alle prese con un testo che non è facilmente riassumibile o controllabile in una lettura molto approfondita. Volendo introdurre il dibattito che potrebbe sortire dal porre proprio di fronte a noi di volta in volta i vari aspetti molto rilevanti che il libro presenta c’è il testo riportato dalla bandella che da atto, ma fino ad un certo punto, di un romanzo apparentemente interiore, un canto monodico con il quale le isolate note confluiscono pagina dopo pagina in una cantata complessa quasi una progressione sinfonica di fughe contro fughe pause che si rincorrono per poi innervarsi in una preziosa testimonianza che va oltre le vicende dolorose del protagonista Viviano consolidato dalle nostalgie del passato e da una Firenze tumefatta ma viva nelle sue recenti ferite. Un romanzo moderno del quale, credo, l’estensore della bandella abbia colto nel segno quando parla di modernità del libro perché non è un libro che abbia un suo andamento come i libri di narrativa contemporanea, quasi prevedibile; questo è un libro imprevedibile nella sua misteriosa composizione non è un libro facile ,questo, non è il primo libro di Codazzi: uno scrittore ben sperimentato che ha alle spalle alcuni libri già importanti “Come allevare i ragni” dell’80. Oramai sono vent’anni che codazzi lavora nel campo della narrativa, “Caterina” dell’89 forse il libro più noto di codazzi e la raccolta di racconti “Nei mattatoi comunali” del 92. E dal 92 ad oggi sono trascorsi vari anni in cui Codazzi ha potuto maturare la propria ispirazione di narratore… secondo me questo forse è il libro di maggiore ambizione ma di maggiore peso e risultato nella esperienza narrativa di Codazzi sostanzialmente direi uno scrittore che è molto giovane e che io stimo molto e che ho potuto seguire da tempo nel suo lavoro apprezzandone veramente i risultati a cui è approdato in un momento di depressione narrativa è insolito oggi ci sono scrittori notevoli ma della generazione di Codazzi etc. mi risulterebbe difficile tracciare una mappa positiva la mappa va in senso opposto in un appiattimento delle esperienze in sede narrativa che la generazione a cui appartiene Codazzi ci ha dato. Invece Codazzi prosegue per la sua strada e uno dei suoi meriti è quello di procedere lungo la strada che ha tracciato vari anni fa e di portare fino in fondo alle estreme conseguenze anche certi risultati che i libri precedenti ci avevano offerto. Ma non è questo il solo merito di C. c’è un altro aspetto che bisogna ricordare egli dirige da molti anni una rivista Stazione di posta che è abbastanza particolare perché ha molti interessi che si articola attraverso proprio la personalità di C che è lui che la fa sopravvivere attraverso tutta una serie d’implicazioni che si allargano oltre lo spazio letterario per toccare invece delle prospettive di forte novità le proposte che la rivista viene proponendo una rivista in cui la capacità organizzativa e interdisciplinare dell’attitudine di C. verso gli spazi della nostra cultura si rileva in pieno ecco io credo che anche la lunga esperienza che C. ha fatto nella direzione della rivista etc. abbia contribuito alla ricchezza di questo libro perché questo libro si muove in tante direzioni è un libro che richiede una lunga riflessione. I meriti di questo libro sono che può essere definito in tanti modi può essere una storia un racconto di una storia potrebbe essere considerato un romanzo di formazione negativa perché è il romanzo che documenta lo straniamento di un personaggio il suo sradicamento la posizione del personaggio rispetto alla vita che sta vivendo e alla vita che lo circonda. La personalità di V. emerge con grande forza e con grande evidenza dalle pagine di questo libro quindi ad un certo punto la storia interna di un giovane che non è più tanto giovane ma che ripercorre la sua infanzia via via fino a riportarci ai giorni del presente attraverso una consapevolezza sempre più forte sempre più violenta del suo sradicamento del suo non essere inserito nella società del presente o anche della società del passato quindi in un certo senso la storia di un personaggio costruito non a tutto tondo ma dal profondo dall’interno recuperato lentamente dalle sue sensazioni e dal suo rapporto con la realtà, con la vita con il presente in un modo tale da far emergere con forza il suo spazio interno che è di ripiegamento ma anche di rifiuto al tempo stesso e nello stesso momento anche uno spazio che consente al protagonista V. anche tante riflessioni nei confronti della propria vita. La storia di V. è la storia di una famiglia anche se non c’è una storia c’è un modo di porsi di fonte ai fatti agli eventi alle persone etc. che emerge piano piano da un coacervo complesso qual’è questo libro e qui la storia col padre il rapporto col padre molto difficile ma anche quello complesso con la madre e poi il rapporto tra il padre e la madre in cui si inserisce la presenza di V. in un discorso che è abbastanza complesso proprio perchè questi rapporti sono multipli non lineari sono complicati come la vita e poi oltre alla storia di una maturazione interna che corrisponde alla pena di vivere il suo inserimento in un contesto particolarmente difficile qual è quello familiare che ci dà un po’ il senso esterno del libro del racconto. Un’altra cosa è il tentativo di creare attraverso tante linee che s’intersecano una struttura di racconto che non è comune complessa e che forse per me è il merito maggiore di questo libro che si muove su più piani sul piano della memoria dell’infanzia ma anche sull’impatto violento con quelli che sono gli anni della maturazione del giovane V. e poi questo racconto si muove su un raffronto un tentativo di stabilire una costruzione che sia in primo luogo una costruzione personale una sorta di documento personale del personaggio di V. e in uno spazio invece che proietta questa storia su uno svolgimento di cose di eventi di fatti di spazi di paesaggi etc. in una sorta di movimento interno al libro che è segnalato in tutto il libro ed è abbastanza chiaro se consideriamo la funzione di quel capitolo che improvvisamente rompe il ritmo della terza persona per farsi invece una sorta di documento in prima persona…” per raccontare la mia storia difficile ricordare impossibile dimenticare” già in questa duplice valenza la difficoltà del ricordo che domina la memoria è un elemento importante all’interno della storia e l’impossibilità di dimenticare perché il peso degli eventi il peso delle sensazioni è talmente forte che riconduce inevitabilmente il giovane a ripercorrere gli anni del suo passato. Questo capitoletto , il terzo ,che s’innesta improvvisamente dopo l’andamento iniziale del racconto come una sorta di testimonianza diretta e immediata e tutto questo dà un movimento e riesce ad imporre al ritmo del racconto una funzione violenta testimoniale di presenza all’interno di una storia che si racconta di una coscienza di una documentazione in presa diretta dei fatti e degli eventi narrati quindi non c’è soltanto il racconto c’è un racconto che vuol essere testimonianza diretta dell'autore che è divenuto personaggio, c’è un osmosi tra autore e personaggio che è proprio documentata da questo capitolo … “ per raccontare questa storia che potrebbe appartenermi ma che non padroneggio più nel momento che ne faccio trepidare castagnole di narcisistica affabulazione e dunque che manipolerò ad libitum secondo remote abitudini di blandire il pubblico con storie esemplari sfrondate d’impurie facilmente leggibili e che sole sembrano sufficienti a liberare la detenzione nella mediocrità e soprattutto per un’indomabile esigenza d’imporre il mio punto di vista dunque per raccontare questa storia che è la mia storia nella storia della mia città del mio paese dell’universo”… Non è un’autobiografia ma è una vera storia che diventa la mia storia la storia di chi narra e si fa personaggio della narrazione c’è questo continuo passaggio tra riflessione memoria spazi diversi lo spazio dell’infanzia anche quest’alternare di tempi V. quando la storia viene raccontata ha circa 50 anni ma qui emerge tutta la storia della sua giovinezza della sua vita il suo difficile rapporto col padre la difficoltà dell’ambientazione certo in un mondo che in un qualche modo sembra escluderlo o allontanarlo e direi che il movimento interno tra spazi temporali diversi fra un universo della persona nel racconto in terza persona emerge questo bisogno di testimonianza diretta che è l’elemento di maggior novità che il libro presenta perché è una capacità di strutturazione del testo del racconto che pochi possiedono e in questa operazione C. si muove con molta autonomia c’è forse un esempio in certe pagine della cognizione del dolore che può essere stato in qualche modo inavvertitamente un elemento di spinta verso questa tipo di scelta. Infatti Gadda compare ogni tanto ma come personaggio appena accennato nello sfondo di un altro elemento importantissimo di questo libro c’è una sorta di movente segreto nella storia di V. in questo suo porsi di fronte alla vita familiare alla vita della sua città amata e disamata allo stesso tempo ci sono delle pagine bellissime su Firenze colta nella sua poesia che comporta ma anche nel suo essere una città in qualche modo respingente per la giovinezza di V. questa sorta di città che lentamente si trasforma che lentamente abbandona la sua poesia per farsi anche documento di una sofferenza e tutto ciò ci fa capire i vari registri su cui lo scrittore C. si muove lo scrittore ci racconta il centro storico e il riferimento è a Pratolini e al suo quartiere ci sono tanti elementi strutturalmente fecondi nell’operazione che C. ha intrapreso c’è un segreto meccanismo che condiziona anche lo sradicamento di V. che è l’episodio della morte della pittrice V. per incarico della madre ma spinto anche da un suo bisogno spia il padre che è proprio l’elemento di contrapposizione ma anche di attrazione per V. spia il padre nei suoi incontri amorosi i tradimenti che la madre immagina che il padre compia che forse compie questo compito che il ragazzo si è assunto spiando immaginando il rapporto del padre con una pittrice e viene sorpreso a spiare da un cane e qui appare la presenza dei cani che è un altro elemento fondamentale perché questi cani quasi ci ossessionano all’interno della storia di V. si comincia dal canile e si finisce dal mastino che osserva il protagonista ci sarà sempre questa sorta non dico di pentimento né di rimorso ma l’oscura presenza del fatto tra l’altro l’organizzazione della storia va per antefatti e per fatti il fatto centrale è questo un fatto che rimarrà continuamente presente nella memoria di V. e influirà le sue stesse scelte di vita il suo modo di essere il suo muoversi ma questo è l’elemento di richiamo ad una storia è un po’ il segreto che sta dietro la storia di V. e che va svelato ma secondo me non è questo il punto di forza del racconto certo costituisce un punto di riferimento indispensabile per lo svolgimento di questa storia ma non è questo che conta ma come V. si pone di fronte a questo fatto il peso che ha sulla sua memoria e sulla presenza dei fatti che seguiranno del suo modo di essere di muoversi della sua storia anche di uomo maturo V. insegna storia dell’arte e porta sempre con sé questa sorta di condanna allo straniamento vive ma non vive allo stesso tempo c’è questa complessità del personaggio che C. ci è riuscito a dare proprio attraverso una sorta di movimento interno una sorta di continuo passaggio tra i piani del racconto in cui si passa dal passato lontano e tra l’altro emerge che è un libro apparentemente sradicato dalla storia reale ma invece è profondamente inserito perché c’è un po’ anche la storia degli anni che hanno visto la giovinezza di V. c’è un po’ la storia della Firenze degli anni del fascismo degli anni seguenti c’è un po’ la presenza della storia vera reale che allinea sotto la memoria di V. e diventa filo conduttore come anche la presenza di Firenze colta con grande capacità di rievocazione del paesaggio urbano dello spirito di Firenze che è visto a vari livelli rapporti col personaggio e lo scrittore c’è per esempio tutto un gusto di forte carica polemica nei confronti della vita attuale della vita di Firenze negli anni della maturità c’è poi il mito della Firenze degli anni della giovinezza forse anche se è un mito di sofferenza d’angoscia da parte del giovane V. c’è la capacità indubbia di creare un’ambiente non dal nulla perchè l’ambiente fiorentino che C. segue dalla giovinezza di V. fino alla conclusione è una Firenze reale quella che si muove ma soprattutto la capacità di rendere palpabile evidente il quartiere del cimitero degli inglesi e degli artisti tutto questo è un elemento di grande forza comunicativa nella storia e il giovane si muove su questo spazio che ci viene proposto come quasi ineliminabile l' elemento topografico da quello che è lo svolgimento di questa storia ma poi di qui ci si muove lungo tutto un arco di recuperi dello spazio geografico che sono di grande fascino così come ce lo propone C. pensiamo a Trespiano come agli spazi che si muovono verso il centro di Firenze ai quartieri centrali c’è tutta questa Firenze che si muove autonomamente ma poi si muove nel giudizio che V. dà nel giudizio della storia quindi anche da questo punto di vista è un libro affascinante soprattutto mi hanno affascinato certe descrizioni che sono parte della mia vita il quartiere di P.za Donatello degli Artisti etc. io ho trascorso gli anni della mia vita e proprio le pagine di C. me l’hanno fatta ritrovare nella sua consistenza concreta e poi un altro elemento importante è il rapporto tra realtà che si propone di volta in volta anche attraverso l’occhio che si propende all’interno l’occhio del protagonista e il sogno questo continuo alternarsi tra l’elemento narrativo normale e improvvisi ritorni in profondo quasi talvolta in incubo ma talvolta in sogno onirico come il funerale del padre il rapporto col cadavere del padre con quella cravatta che apparirà nel titolo creerà una sorta di ritmo narrativo molto insolito il rapporto tra storia e sogno tra realtà e sogno tra il delirio onirico del personaggio e consistenza poi di personaggi reali che si muovono in una realtà facilmente documentabile in una realtà di tutti giorni quindi anche da questo punto di vista il romanzo di C. è molto importante ma soprattutto è il montaggio della costruzione romanzesca che è nuovo originale tipico dello scrittore C. e la storia che egli ci racconta ha uno sviluppo autonomo anche nei confronti di quella che è la narrativa così detta d’introspezione la funzione del sogno non è un sogno normale ma ha una valenza onirica quasi di delirio che connota la maturazione del personaggio quindi ci sono tanti spunti che confluiscono nel creare un tessuto narrativo molto originale personale autonomo la competenza dello storico dell’arte V. che insegna storia dell’arte ma che si traduce in una sorta di documentazione di quello che è la funzione dell’arte nella vita contemporanea ma poi la capacità di C. d’affabulare perché da un punto di vista di stile d’organizzazione del periodo che il libro di C. è originale personale C. parte da elementi precisi per poi aprire delle parentesi di molteplici aspetti artistiche polemiche ironiche che in qualche modo ci portano a fatti della società contemporanea etc. senza bisogno d’interrompere la storia e aprire un capitolo ma inserendo dentro lo svolgimento della storia tutte queste divagazioni che divengono l’elemento portante del suo modo di essere e del suo modo di scrivere quindi un libro veramente un pò fuori del normale che ha caratteristiche personali che nel loro insieme costituiscono un coacervo complesso d’operazioni che sono al tempo stesso operazioni narrative tradizionali operazioni di recupero memoriale operazioni di sogno e al tempo stesso a fatti ed eventi della nostra vita reale della nostra vita di oggi creando un impasto unico poi c’è un complesso rapporto psicanalitico dei personaggi il rapporto tra la madre e il padre tra V. e la famiglia poi apparirà Rodolfo l’amico del padre e con Luca il figlio e si innestano tutti organismi in funzione di rapporti interni che danno movimento impongono al testo di C. tutta una sorta di riflessioni interne che ci pongono di fronte a qualcuno che ha studiato profondamente il meccanismo dello straniamento della solitudine dell’emarginazione nei suoi rapporti con la realtà con la società del tempo e poi ci sono i cani l’elemento animale come i titoli passati come allevare i ragni o nei mattatoi comunali è chiaro che anche la presenza animale nell’opera di C. ha un suo rilievo qui il cane costituisce un richiamo continuo che è una sorta di paura e terrore della vita e al tempo stesso d’esorcismo nei confronti degli eventi del giovane V. questa presenza ossessiva che percorre molti capitoli del testo e ben evidente e misteriosa una sorta d’incubo che perseguita V. e che ci perseguita anche noi lettori del testo è un libro che spero di essere riuscito a interpretare nella sua essenza ma che mi pone a tutta una serie di domande e d’interrogativi e queste è una delle funzioni vere della narrativa quella di porci di fronte non a qualcosa di talmente evidente che sia inutile discuterne ma ad una sollecitazione continua ad una richiesta di penetrazione che va al di là della semplice frase o discorso ma va a cercare delle ragioni nascoste che stanno dietro la pagina qui anche dal punto di vista linguistico la lingua che C. adopera è apparentemente molto normale ma invece ci pone molto spesso di fronte a improvvise e inavvertite sorprese e lo specifico di C. è di non ricorrere continuamente a questo artifizio della parola cercata particolare inventata ma d’inserirla nei momenti in cui ci aspettiamo che questa parola possa comparire quindi anche dal punto di vista della lingua questo libro si presenta come un libro di grande rilievo sicuramente tra gli scrittori della sua generazione C. rappresenta una felice anomalia è un libro che pone alla frusta che di volta in volta ti costringe a tornare indietro a ripercorre i sotterranei movimenti della storia attraverso tante spinte che ho cercato di documentare c’è poi questo continuo bisogno di testimonianza di una coscienza morale molto forte che io sento proprio ne bisogno di giudicare lo scrittore C. attraverso il suo personaggio V. i suoi giudizi sulla società di oggi sulla decadenza della nostra città sul modo di essere di porsi rispetto anche al passato colgono nel segno mordono c’è un senso polemico apparentemente secondario nella sua storia nel suo testo invece poi estremamente funzionale a darci il polso del modo di narrare di C. e poi questa sua capacità di ironizzare che è tipica della personalità dello scrittore che emerge anche nella storia ma si amalgama tutto sia l’elemento ironico che polemico nel racconto quindi la capacità di muoversi su più piani che trovano una loro amalgama e poi C. è un descrittore straordinario come il cimitero degli inglesi Trespiano o quei punti in cui anche brevemente si sofferma su alcuni aspetti del paesaggio toscano come l’Arno fiume inconsapevole e ingrato le cui tortuose sponde il minotauro fiorentino periodicamente pretende un tributo irrompendo dagli stanchi argini e aggredendo la città e Firenze attende ancora… c’è l’alluvione ci sono tutti i fatti importanti che si amalgamano bene e perfettamente c’è questa capacità di sentire la vita e il suo opposto l’elemento mortuario e i cimiteri è un libro che non è soltanto narrativo ma che intende incidere in un giudizio sulla realtà contemporanea quindi di critica sociale e di fondo coscienziale proprio attraverso la creazione dei personaggi e degli ambienti e del rapporto interno di una storia stratificata come quella che il cane con la cravatta ci racconta un libro di forte fondo polemico a mio parere anche proprio per la capacità di mettere in risalto l’elemento di straniamento del personaggio nei confronti di una vita normale che pretende una sua parte anche all’interno del libro.


 
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