L'attendibilità letteraria di un testo come Caterina si svolge tutta tra l'esigenza di un progetto che sovrintenda a minutamente accompagni l'opera nel suo farsi e il suo ritornante, inesorabile decadimento. E' un gioco complesso e intrigante, piacevole e persino autolesionistico. L'autore stesso si presta in partenza a confondere i propri lineamenti con quelli del personaggio protagonista (un eroicomico scrittore quarantenne còlto in chiave sociologica sull'orlo del riconoscimento ufficiale), per poi ritrovarlo (ritrovarsi) trattato come è trattato. Di più: in senso narratologico pieno Codazzi costruisce distruggendo. Il suo narrare si rinnega e si eccita, il suo progetto subito si rifrange nelle mille facce di un prisma possibilistico che induce a movimenti incoativi, che livella dispersioni e ciclici ritorni, che svaria ma non tollera inerzie. !...! Alle trame attese e alle esemplarità pedagogiche subentrano le prospettive di un romanzo inclusivo e potenzialmente inesauribile che mira a realizzare, tramite un appassionato recupero di incidenze, la "storia delle storie". !...! L'opera, !...! come infinito procèdè: forse l'allegoria involontaria di un piccolo dio della Genesi, o un incalco della rivolta. O l'ennesimo miraggio - uno fra i tanti - di caterina. Dalla prefazione di Marco Marchi
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